L’ inglese è indubbiamente una lingua parlata o studiata ovunque, che ci permette di comunicare praticamente in tutto il mondo. Inoltre è la lingua usata dalla scienza contemporanea e dall’ informatica per cui ovviamente dobbiamo attingere al linguaggio specializzato inglese di questi settori,
per definire molte cose, dato che la traduzione italiana sarebbe complessa e prevedrebbe magari l’ uso di una perifrasi anziché una singola parola. Ma dobbiamo proprio diventare anglofoni a tutti i costi? E chi non parla inglese cosa capisce di certi discorsi infarciti, specialmente in ambito finanziario o “computeristico”, di termini anglo-americani? Tra l’ altro, spesso, sono usati a casaccio, senza cognizione di causa, solo per fare sfoggio di competenza.Vogliamo parlare di quanto siano diffusi lo spagnolo, il cinese, l’ indiano e l’ arabo? Allora perché non promuoviamo uno studio delle lingue straniere tout court, non solo dell’ inglese? E ancora un’ ultima osservazione polemica: visto che uno degli slogan più gettonati degli ultimi anni è che “a scuola si deve studiare l’ inglese”, perché prima non impariamo per bene l’ italiano, invece di semplificare sempre più la nostra lingua eliminando i congiuntivi, accettando versioni storpiate delle parole (perché “l’ uso fa lingua”) e approvando dei neologismi, che farebbero inorridire non solo gli accademici della crusca, ma anche il vecchio sagace Bertoldo, contadino dalle scarpe grosse ma dal cervello fino? Up with Italian, dear friends!